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“Caro studente”: lettera di Anna per scacciare la paura pre partenza in Erasmus

Anna

Giorgio, Laura, Anna, Isabella, Marco e Mariella sono sei studenti della nostra Scuola Superiore che hanno avuto l’opportunità di trascorrere un mese di mobilità a Coimbra grazie all’Accreditamento Erasmus+ della nostra scuola. Durante la mobilità oppure al termine della stessa, i ragazzi hanno raccontato com’è andata la loro esperienza in Portogallo, accolti dal nostro partner Mondego.

Iniziamo dal racconto di Anna, che ci ricorda la bellezza dell’Erasmus rivolgendosi a tutti gli studenti che (come lei) possono essere spaventati prima di partire.

“Caro studente,

Anche tu ti vuoi imbarcare in questa avventura di Erasmus, eppure non riesci a toglierti la brutta sensazione che ti attanaglia lo stomaco? Non preoccuparti, è una cosa che a tutti noi è capitata, poiché è un viaggio importante che può metterci un po’ di ansia.

Io stessa, prima di partire, non ero certa su cosa avrei trovato ad accogliermi e adesso che ne sono alla fine, mi stringe il cuore il fatto che queste due settimane siano volate. Erasmus è anche crescita e crescita significa mettersi alla prova. Ma non agitarti, caro studente, non verrai lanciato nel mezzo dei lupi da solo.

Nei primi 5 giorni ci sarà un accompagnatore, nel mio caso è stata la mia professoressa di inglese ad accompagnarmi. Lei ci ha aiutato e guidato col primo volo e ci ha accompagnato nei vari bar dell’aeroporto per fare colazione. Questa persona sarà molto importante e ti aiuterà a stabilirti nei primi giorni.

Devo dire che io sono stata fortunata, poiché non conoscevo bene solo l’accompagnatore, ma anche i miei compagni di viaggio che sono anche i miei compagni di classe. La cosa bella è che i primi 3 giorni li abbiamo avuti liberi, perché siamo arrivati nel weekend, e quindi ci hanno dato la possibilità di esplorare. Il primo giorno abbiamo visitato la città di residenza, Coimbra, cosa importante da fare, poiché ci ha anche permesso di scoprire il supermercato più vicino, cosa non da poco. Ma non solo: Coimbra è una bellissima città universitaria e il lato dove risiediamo, quello storico, è bellissimo. È pieno di casette pittoresche ricoperte di maioliche colorate, e dai piccoli e alti vicoli si sbuca in delle graziose piazzette. La città è tutta in collina che poi scende fino al fiume principale, Mondego. Insomma, è un luogo che merita uno sguardo.

Il secondo giorno siamo andati a visitare l’università e le principali attrazioni, come i musei e il giardino botanico, che mi è rimasto nel cuore. La sera siamo andati al luna park del posto, dove facevano un festival della musica. Abbiamo assaggiato del cibo tipico, come il picapau, ed era buonissimo. Secondo me assaggiare cibo di un’altra nazione è un’esperienza unica.

Il terzo giorno abbiamo preso il treno e siamo andati all’oceano, a Costa Nova. Il mare era bellissimo, ho fatto un bagnetto tra le onde possenti e mi sono pure un po’ scottata. Ma non tutto è paradisiaco e a volte capitano delle cose scomode, ed è qui che si cresce: abbiamo avuto dei problemi di comunicazione col bigliettaio e ci ha dato dei biglietti sbagliati, quindi abbiamo perso il treno di rientro. Allora, abbiamo cercato un FlixBus, ma anche lì, dato che i locali non parlano molto bene l’inglese, c’è stato un problema a capire quale bus fosse il nostro e quali posti dovevamo occupare. Insomma, un’esperienza non tanto bella dopo una giornata stancante. Eppure eccomi qui, a scrivere.

Insomma, caro studente, quando la situazione si fa dura, la cosa migliore è cercare una soluzione con pazienza e prontezza di spirito. Il lunedì abbiamo iniziato a lavorare. Il primo giorno ci hanno presentato all’azienda con il tutor di Mondego e ci hanno spiegato cosa avremmo fatto. Io ho lavorato in un museo improntato sui bambini chiamato Explóratorio. La prima settimana, come ci dissero, sarebbe stata di osservazione e così è stato. Ci hanno affidato lavori semplici, come sistemare i giochi interattivi di un’esibizione dopo che erano stati usati, oppure aiutare lo staff in caso di necessità. Ci hanno dato il tempo di esplorare il museo noi stessi, poiché è diviso in diverse parti.

C’è un’esposizione sull’acqua, una cupola su cui proiettano dei mini film a tema scientifico chiamata Hemisferio, che è la mia preferita, e poi nel secondo edificio c’è uno spazio per fare degli esperimenti, l’Esperimentario, un auditorium, il Family Lab, dove i bambini possono utilizzare delle specie di Lego per ricostruire un’immagine a loro scelta e un labirinto interattivo. Il posto è molto bello e la cosa che mi è piaciuta di più è la zona dove incubano i pulcini, che puoi anche prendere in mano quando sono fuori dalla teca. La prima settimana è passata serena.

La cosa importante è farsi vedere disponibili. Quando ci sembrava di non avere nulla da fare, subito chiedevamo se ci fosse qualcosa in cui potevamo aiutare. Noi iniziamo alle 10.00, che per me è un bellissimo orario dato che amo dormire, e poi per raggiungere il museo dobbiamo fare una camminata attraverso il parco, ma poi finiamo alle 17.00 e rimanevano poche ore nella giornata per organizzare i lavori casalinghi.

Tra il pulire la stanza, cucinare, che non sembra ma prende molto tempo e sistemare le stanze, bisognava organizzarsi bene, soprattutto per potersi concedere ogni giorno qualche momento di relax nella piscina o nella sauna. Siamo addirittura andati in palestra qualche giorno, ma poi eravamo stanchi. La sera alla fine ci trovavamo nel giardino della residenza tra di noi, o a fare un giro in città per prendere un dolce. Insomma, anche se sembra tanto dover gestire da soli lavoro e vita domestica, alla fine non sarai solo, caro studente, i tuoi compagni saranno la risorsa più preziosa.

Tra di noi non ci sono stati disaccordi, anche se ovviamente i primi giorni tutti ci siamo dovuti assestare alla convivenza. Se hai dubbi sulla relazione con un tuo compagno, non esitare a parlarne, in modo tale da non creare un clima di tensione per ciò che non è detto, che la maggior parte delle volte, è un fraintendimento.

La seconda settimana, che mentre scrivo non è ancora finita, è stata più specifica col lavoro. Abbiamo incontrato la nostra responsabile, Caterina, e ci ha chiesto quali aree ci interessassero di più, per poter chiedere agli addetti di farci lavorare con loro. Io mi sono dedicata principalmente alle preparazioni delle attività e abbiamo aiutato Ivo, un ragazzo molto disponibile, a preparare l’area che servirà per la futura attività all’aperto, “Outdoor Adventures”. Io ho trovato questa esperienza molto divertente, e in più è stata un’occasione per stare fuori in un clima bellissimo. Infatti, qui c’è sempre vento e non fa caldo, quindi ero contenta di stare fuori. Anzi, talvolta si stava meglio che dentro.

La cosa più importante di questa esperienza è la comunicazione con il datore di lavoro. All’inizio della settimana, infatti, ci siamo ritrovati un po’ con le mani in mano, ma parlando abbiamo scoperto che c’era stato un fraintendimento e che lo staff credeva che noi dovessimo solo osservare il loro lavoro, non partecipare, cosa che invece a noi era stata detta di non fare. È importante anche instaurare una buona relazione con lo staff, in modo tale da ottenere diversi punti di vista. Per esempio, scoprimmo il fraintendimento con lo staff grazie a Ivo durante una pausa pranzo.

Questa esperienza si è poi rivelata ricca di occasioni: il mercoledì 19 ci siamo uniti a alcuni membri dello staff, Ivo e Sofia, per fare un’attività in spiaggia a São Martinho Do Porto, che è stato bellissimo. Abbiamo aiutato a sistemare lo stand e poi ci è stato concesso anche del tempo libero per esplorare la spiaggia che era meravigliosa. Era piena di vita marina e la baia era bellissima, e in fondo c’erano delle vecchie rovine, la corrente era calma. A fine giornata ci siamo concessi un bel bagno nel mare. Lo staff è stato davvero molto gentile e disponibile con noi sempre. In più, ho avuto l’opportunità di conoscere altre persone, come una ragazza di Roma che è nel nostro stesso residence e un ragazzo israeliano di nome Bar, con cui ho conversato di musica. È stato bello poter conoscere tanti punti di vista.

E ora che la partenza si avvicina, a malincuore sto godendo gli ultimi momenti di questa esperienza. Caro studente, anche se la tua grande paura sarà sulla partenza, alla fine il tuo più grande pianto sarà il ritorno.“

Brava Anna!

Fonte: UNISER Learning Mobility – Blog

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